Molto spesso sento parlare e vedo situazioni di bambini che vengono definiti “viziati“.
Mi riferisco a bambini che già hanno superato l’anno abbondantemente, non confondiamoci con l’ingiustamente definito vizio dell’abbraccio, in quel caso evviva il “vizio”!
Vorrei parlare, soprattutto, di quelle situazioni di bambini che magari sanno che al bar ricevono sempre l’ovetto kinder, dal gelataio dopo il gelato la pallina dal distributore fuori dal negozio, e situazioni simili. Ora, partendo dal presupposto che comunque ciascuno fa come vuole e non credo che questi piccoli comportamenti da soli possano dar modo di definire una tipologia di personalità, è vero che dopo un po’ quello che all’inizio voleva essere una gradevole elargizione del genitore diventa poi una ferma pretesa del figlio.
Perchè?
E’ subentrata l’abitudine. La pretesa viene dal pensiero “ma come questa cosa bellissima che succede sempre oggi non succede?” e subentra frustrazione, con essa comportamenti di protesta.
Accadrebbe anche a noi. Pensiamo ad un esempio, siamo soliti andare nell’ultimo vagone del treno dove c’è sempre molto posto libero e noi possiamo sederci e ascoltare la musica e magari anche canticchiare indisturbati, magari è la cosa che ci piace a fine giornata, quello che ci rimette in pace col mondo, poi un bel giorno all’improvviso il “nostro” vagone è pieno! Certo essendo adulti siamo, in genere. in grado di non dare in escandescenze come un bimbo, ma dentro non potremmo negare di sentirci contrariati. Il nostro saperci comportare diversamente ci viene dalle nostre maggiori capacità di comprensione, maggiori competenze nel saper trovare comportamenti alternativi adeguati.
Tornando alla situazione del famigerato capriccio, che siamo stati noi ad innescare, potremmo fare una riflessione.
Se abituiamo il bambino ad una cosa bella, come possiamo togliergliela a nostro piacimento magari senza nemmeno una spiegazione e pretendere che lui nemmeno ci manifesti il suo “”disappunto”?
Questo non significa non elargire mai nulla, anzi.
Potremmo farci furbi!
Una “cosa bella” o buona o premio che la si voglia chiamare si può regalare a seguito di un bel comportamento, per coronare una bella giornata passata assieme, viceversa anche, magari soprattutto, per tirarsi su di morale in un momento triste. Proprio come facciamo noi adulti. Se siamo stati bravi al lavoro in modo particolare ci piace dire che ci meritiamo magari di regalarci quel tale oggetto che agogniamo da tempo, così come se siamo particolarmente tristi possiamo farci un regalo solo per tirarci su di morale.
La caratteristica del premio così considerato è che non sai quando arriverà, ci sono circostanze diverse, motivazioni diverse a “produrre” la situazione adatta a farlo succedere, al contrario di un comportamento reiterato che provoca abitudine e crea frustrazione se viene a mancare.
Tornando al paragone con la vita di un adulto, anche se sappiamo che siamo soliti fare shopping per consolarci di una brutta giornata o per premiarci di un buon lavoro svolto, non sapremo quando si verificherà la prossima situazione adatta a farci scegliere di “premiarci” e questo aumenta il gusto del suo verificarsi!