Al mio cliente viene sempre consegnato un sito web completamente funzionante, oppure la quantità prescelta di materiale tipografico o ancora un automezzo aziendale personalizzato. Dunque, mi occupo di seguire tutta la produzione del lavoro creativo, dal “concept” iniziale, al mockup, all’esecutivo stampa ed infine alla consegna del supporto fisico.
Un grafico è un “artista dei tempi moderni”, cosa ne pensi?
Alessandro: Mi piace pensare al grafico moderno come un “regista
della comunicazione”, se poi devo affiancarlo alla figura dell’artista mi piace affiancarlo a Michelangelo, ovviamente con le dovute proporzioni. Michelangelo Buonarroti in fondo fu un uomo ed un artista sempre alla ricerca della bellezza, sia nell’arte che nella vita, proprio come un grafico dei giorni nostri e proprio come il grande scultore, pittore, architetto e poeta protagonista del Rinascimento, un grafico moderno sa destreggiarsi tra diverse forma d’arte e di comunicazione.
Cos’è Grafiche meccaniche?
Alessandro: Proprio nel Medioevo lo studio dell’Arte si divideva in due settori ben distinti; le “arti liberali” espressione con la quale s’intendeva il curriculum di studi seguito dai chierici prima di accedere agli studi universitari e le “arti meccaniche“. Le arti liberali erano quelle attività dov’era necessario un lavoro prettamente intellettuale, a fronte delle “arti meccaniche” che richiedevano invece lo sforzo fisico.
Nel mio caso ho scelto Grafiche Meccaniche come nome della mia azienda proprio perchè nel mio studio si creano anche dei lavori che implicano lo sforzo fisico oltre a quello concettuale, il mio infatti, è anche un laboratorio artigianale dove si creano insegne pubblicitarie, segnaletica, targhe, totem, bandiere, vetrine ed automezzi pubblicitari, allestimenti per fiere e mostre.
Quali sono le tue fonti di ispirazione? C’è qualche autore in particolare che ti piace citare?
Alessandro: Amo tutta la Pop Art che considero un’arte
contemporanea legata e contrapposta al capitalismo. Ciò che mi affascina di questa forma d’arte è la sua globalità, il concetto di “arte prodotta in serie”, un’arte spesso a buon mercato prodotta non per il popolo, inteso come genere umano legato alle proprie tradizioni culturali, ma bensì per la massa, ovvero un campione di umanità con le più svariate radici culturali, di razza e religione, una massa di umanità senza un volto ben distinto quindi. E l’arte prodotta per la massa deve essere il più possibile anonima e globale, perchè solo una forma d’arte del genere può essere compresa da un numero sterminato di persone.
In fondo alcuni prodotti che usiamo nel nostro quotidiano sono delle piccole opere d’arte, pensiamo all’iphone, un piccolo oggetto conosciuto se non posseduto in ogni angolo del pianeta forse popolare quanto e più della Cappella Sistina. Se Andy Warhol fosse ancora vivo, di certo non rimarrebbe impassibile di fronte ad una campagna pubblicitaria della Apple, anzi, molte intuizioni avute di recente dalla casa di Cupertino sembrerebbero nate proprio dalla mente fulminante del celebre artista americano.
Ovviamente tutto deve essere riportato alle giuste proporzioni, di certo credo che l’arte più grande sviluppata dal genere umano sia stata quella del Rinascimento, ma la Pop Art è forse una delle forme d’arte più interessanti dell’era contemporanea. Tra gli autori che mi piace citare oltre a Warhol ci sono Keith Haring, Roy Lichtenstein, Pablo Echaurren, tra quelli neo pop mi piace Romero Britto un artista, pittore, scultore e serigrafo brasiliano. Seguo poi l’incessante opera di BANSKY, un celebre Street artist americano.
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