Tempo fa ho letto in rete una strana parola: psicopoiesi.
Mi sono incuriosita ed ho intervistato qui Salvatore Incarbone che se ne occupa in prima persona.
Oggi
torno a parlarvi insieme a Salvatore della psicopoiesi, propnendone una descrizione sintetica e rimandando ai precendenti post o al sito di S. Incarbone per approfondire.
1. Cos’è la Psicopoiesi.
Salvatore:
La psicopoiesi è una psicologia della creatività e della relazione. La creazione più importante è quella con cui il Sé crea se stesso e con sé entra in relazione. La metodologia è Psiconica per la verifica delle ipotesi con macchine (p. e. computer e simulatori comportamentali). Vantaggi: accelerazione dei tempi d’osservazione e d’intervento. Il Sé riconosce i propri limiti che tende a superare dapprima con un’Affermazione di sé, poi con un estraniarsi da sé per migliorare (Mancamento) e infine con un nuovo Sé stabile migliorato (Conferma). Per migliorare usa un modello che vede in qualsiasi atto, evento o cosa. Nel modello si specchia e modella se stesso, p. e. nel processo artistico, più tipicamente libero e creativo. La produzione artistica è essenziale, non il prodotto finale.
2 Dove trae la sua origine la psicopoiesi?
Salvatore:
Le origini sono molteplici. Importanti l’amore per l’arte e le invenzioni. Prima motivazione fu costruire una macchina dotata di capacità comportamentali simili a quelle umane per compiere attività pericolose o ripugnanti e per comprendere la psiche. Altra origine è la filosofia dei modi di concepire e l’unificazione dei sensi interni con quelli esterni. La pratica della Didattica Rapida ha anche dato contributi. Decisive le osservazioni su malati mentali gravi in atelier d’arte figurativa, musica e fabulazione.
3 Come interviene sul disagio?
Salvatore:
La psicoterapia prevista è artistica e interattiva. Non pesante ma lieve, in sincronia con i tre Momenti fondamentali del Sé (Affermazione, Mancamento, Conferma). La modellazione del Sé avviene durante il processo creativo costruendo e manipolando un modello artistico, libero dal bisogno. Manipolando ciò che fa, il disagiato manipola se stesso.
Lo psicoterapeuta aiuta a scegliere il tema, ha compiti didattici mostrando – se è richiesto – come si fa, ma non sostituendosi al soggetto (a meno di direttive ascoltate passo per passo).
4 Ci sono categorie di persone che traggono maggiore giovamento dall’arte?
Salvatore:
Le persone sono sensibili all’arte se vi vedono un modello si se stessi o di un proprio problema ma valgono condizioni somatiche (salute), emotive (storia personale) e cognitive (intuito, memoria). L’arte passiva, da fruitore, può essere bella ma è l’are attiva che è appassionante perché fa da modello e specchio. Essenziale è la produzione creativa; il prodotto ormai ultimato è molto meno giovevole.