La saggezza del serpente Rubrica a cura di Maura Del Monte (Dottoressa in Psicologia)
Vi siete mai chiesti perché la gente entra in terapia?
Probabilmente sì, ma sono certa che pochi di voi, per non dire nessuno, si saranno dati la risposta che
ha fornito James Hillman: “ Chi è in terapia […] è alla ricerca di una biografia soddisfacente”.
Io l’avevo intuito da subito, e non a caso l’orientamento è sempre stato l’ambito in cui ho sempre desiderato operare, ma nel mio ragionamento non ero arrivata fino in fondo.
Mi spiego meglio.
Non avendo avuto una formazione propriamente “clinica”, ho sempre pensato che avere una biografia soddisfacente fosse un requisito indispensabile per non finire in terapia.
Mi sembrava del tutto ovvio che un individuo che avesse avuto un’infanzia serena, un’adolescenza senza grossi conflitti e un’età adulta del tutto soddisfacente dal punto di vista professionale e sentimentale non sarebbe mai entrato in terapia.
Un’altra cosa che mi sembrava del tutto ovvia era l’importanza di scoprire e coltivare i propri talenti, intendendo per talento non tanto un’abilità peculiare ( significato comune attribuito al termine ) quanto piuttosto una creatività peculiare, una capacità che non riguarda solo il sapere e il saper fare, ma anche il saper essere.
Ora, Hillman va ben oltre e varca un confine che io non avrei mai osato varcare.
Innanzitutto, parla non di talento, ma di vocazione – intendendo per vocazione la ragione per cui si è vivi, il senso del proprio essere al mondo; in secondo luogo, mette in discussione i più accreditato paradigmi della psicologia contemporanea.
In estrema sintesi, ecco il suo pensiero: “Poiché le teorie psicologiche della personalità e del suo sviluppo sono così fortemente dominate dalla visione “traumatica” degli anni infantili, la messa a fuoco dei nostri ricordi e il linguaggio con cui raccontiamo la nostra storia sono a priori contaminati dalle tossine di tali teorie. […] Quanto più la mia vita viene spiegata sulla base di qualcosa che è già nei miei cromosomi, di qualcosa che i miei genitori hanno fatto o hanno omesso di fare e alla luce dei miei primi anni di vita ormai lontani, tanto più la mia biografia sarà la storia di una vittima. […] noi siamo vittime della psicologia accademica, della psicologia scientistica, financo della psicologia terapeutica, i cui paradigmi non spiegano e non affrontano in modo soddisfacente – che è come dire ignorano- il senso della vocazione, quel mistero fondamentale che sta al centro di ogni vita umana”.
Parleremo ancora di Hillman nel corso del 2015. Buon Anno a tutti.