Post a cura di Nick Murdaca
Durante gli anni della sua lunga prigionia, Nelson Mandela recitava Invictus, una poesia di W.Ernest Henley, che si conclude con queste memorabili parole: “Non importa quanto stretto sia il passaggio; quanto piena di castighi sia la vita, io sono il padrone del mio Destino: io sono il Capitano della mia Anima.” Ogni volta che la leggo, mi vengono i brividi e, dopo aver visto il film dalla quale prende il titolo, non riesco a dissociarla dalla voce doppiata e suadente del grande attore Morgan Freeman!
Ho voluto iniziare questo articolo, con queste frasi piene di coraggio e di forza, per condividere un’idea che si è cristallizzata dentro di me: siamo l’effetto di quello che pensiamo. Se il nostro modo di pensare è positivo, saremo individui creativi e pieni di iniziative volte al miglioramento personale. Viceversa, se tenderemo a pensare in modo negativo ne pagheremo il dazio.
Ovvio? Discutibile? Sì. Eppure, lo stesso Gandhi diceva:
Le tue convinzioni diventano pensieri.
I tuoi pensieri diventano parole.
Le tue parole diventano le tue azioni.
Le tue azioni diventano le tue abitudini.
Le tue abitudini diventano i tuoi valori.
I tuoi valori diventano il tuo Destino.
E noi?
Prima che due grandi personaggi della storia, Mandela e Gandhi sono stati due grandi uomini. Entrambi, possedevano una visione intellettuale chiara e distinta sul fatto che il loro futuro fosse nelle loro mani, e questo malgrado la durezza delle avversità che hanno dovuto sopportare (o anche colpito tragicamente, come nel caso di Gandhi).
Riflettendo sulla loro visione, ci si potrebbe chiedere: “Abbiamo la stessa consapevolezza? E quante, fra tutte le persone che conosciamo, sono del parere che il domani sia invece una linea temporale costellata di eventi su cui hanno ben poco potere?”.
Forse, ti domanderai: “Ma cosa ci guadagniamo a chiedercelo?” Prima di risponderti, voglio raccontarti un piccolo aneddoto che, spero, contribuirà a rendere pertinente la mia risposta: non molto tempo fa, un mio caro amico che si occupava di formazione e comunicazione aziendale, mi disse: “Vedi, le persone tendono a fare pochissime domande, mentre sono molto brave nel fare affermazioni. Quelli come me e te, che cercano di capire, vengono visti come gente che si fa mille paranoie. Tu non badarci! Continua per la tua strada.”
Respons-abilità
Se cerchi su Wikipedia l’origine etimologica della parola responsabilità troverai questa definizione:
Il termine responsabilità deriva dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere, rispondere cioè, in un significato filosofico generale, impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a sé stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che
ne derivano.
“La mente comune…” — diceva Osho Rajneesh — “…getta sempre la responsabilità su qualcun altro”. Il maestro indiano, in uno dei suoi tanti discorsi a braccio davanti a suoi sannyasin, spiegava loro che imparare l’abilità nel rispondere alle circostanze della vita deve essere un sforzo personale, e non demandabile: li respons-abilizzava!
Mandela, Gandhi, Osho sono stati, per milioni di persone in tutto il mondo, dei maestri di vita e modelli da imitare. Tra queste persone, ci sono stato anch’io. Per “imitare” intendo proprio la ripetizione a pappagallo dei loro insegnamenti, senza però comprenderne il vero significato.
“Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.” (Proverbio cinese)
Quindi alla domanda: “Cosa ci guadagno a chiedermelo?” Rispondo che lo faccio per non ripetere quello “sbaglio”(anche se giustificato dall’inesperienza). Quella era solo una traccia; un’indicazione da seguire.
Siamo espressione di noi stessi
I nostri comportamenti sono la rappresentazione del nostro mondo interiore (di per sé fluido) attraverso i quali il mondo esteriore ci percepisce. E per mondo esteriore, intendo amici, parenti, colleghi e sconosciuti. Fino a comprendere il nostro stesso riflesso allo specchio!
Perché mondo interiore fluido? Perché siamo umorali e razionali, impulsivi e controllati, ansiosi e rilassati: perché siamo tutto questo. Ora, la domanda più importante è: di “tutto questo” ce ne accorgiamo? In altre parole, riusciamo a vederci come ci vedono gli altri? Io, credo di sì. E il modo per farlo è osservandoci, che nella pratica vuol dire servirsi di una funzione davvero utile: l’attenzione.
Io sono
Ricordi queste due parole? Fanno parte della poesia di cui ti ho parlato all’inizio: “Io sono il Padrone del mio Destino.” Soffermati per un momento sulle parole IO SONO, usale come innesco per rimanere nel presente e, all’occorrenza, per “farti spazio” tra pensieri o emozioni indesiderate.
Assumere un atteggiamento di questo tipo, focalizza l’attenzione su un determinato momento (il presente, appunto), e implica ignorare alcune cose a favore di altre. Come vedi essere attenti non è poi così difficile. Con l’esercizio può anche diventare un’abitudine: “Le tue abitudini diventano i tuoi valori.”(In questo specifico caso, l’accezione è positiva).
Recitare delle parole come se fossero un mantra, può sembrare ben poca cosa, in realtà possono essere una traccia da seguire per imparare a governare questa nave che è la Vita: “Le tue parole diventano le tue azioni”.
E tu? Sei al timone della tua? Dillo attraverso il tuo commento!
Bel post. Complimenti!
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Grazie!
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Sempre ottimi spunti di riflessione. Complimenti
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Grazie, siamo lieti di aver ospitato il post di Nick :o)
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Grazie a voi per l’ospitalità 🙂
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Grazie Rocco!
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