Post a cura della Dott.ssa Francesca Orlando psicoterapeuta
Il contatto corporeo nella relazione madre – bambino è un momento che si verifica già nel ventre materno. Sebbene i due non riescano ancora a toccarsi vicendevolmente, le profonde trasformazioni che la gestazione comporta, consente alla madre di sentire i movimenti del bambino e a lui di sentire lo spazio che la madre gli concede. Dopo la nascita, pur essendo ormai separato fisicamente dalla madre, il bambino richiederà cure particolari come le carezze, gli abbracci e tutte quelle manifestazioni di affetto propriamente tangibili. Toccare e coccolarsi aiuta, fin dalla nascita, lo svilupparsi di attività fisiche e psichiche vitali: la respirazione, le difese immunitarie, la socievolezza, la sicurezza e l’integrità di sé.
Il tatto è, infatti, il primo senso che si sviluppa durante la gestazione e il primo passo che consente la differenziazione di sé dalla madre, per definirsi altro da sé. Alla nascita, il bambino è, infatti, un essere indifeso e immaturo sotto tutti i punti di vista, frustrato e in costante senso di impensabile angoscia, presente anche se non in grado di essere elaborata ma elicitata subito dalle frustrazioni dell’ambiente che non gratifica i bisogni del bambino e che almeno per i primi tempi deve essere gestita dalle cure materne. In questa condizione di non integrazione, la madre si sostituisce al bambino soddisfacendo ogni sua richiesta, che va oltre la nutrizione e la gestione delle piccole cure quotidiane, ma deve poter comprendere le coccole e le manifestazioni del contatto corporeo, per permettere al bambino di strutturarsi come essere a sé e nello stesso tempo unito alla mamma.